- 07 Lug 2017
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- Posted by Salvatore
- ambiente, fauna
Aquila reale
Aquila chrysaëtos (Linnaeus, 1758)
Ordine: Accipitriformes; Famiglia: Accipitridae
L’Aquila reale è una specie stanziale, presente nelle regioni montuose più aspre della Sardegna, ma nel periodo invernale si spinge spesso oltre il suo habitat preferito. Nidifica nelle pareti rocciose inaccessibili. Si riconosce per le grosse dimensioni che caratterizzano gli esemplari adulti. In volo volteggia con rari battiti d’ala e tenendo le ali leggermente in avanti. Gli individui maschi possono raggiungere i 75 cm di lunghezza ed il peso di 3 – 3,50 kg, mentre le femmine sono leggermente più grandi ed arrivano a 90 cm circa di lunghezza ed un peso variabile tra i 4 ed i 6,50 kg. L’apertura alare può arrivare ai 2 m o poco oltre. Il piumaggio degli esemplari maschi è marrone scuro con delle lievi sfumature rossicce ed una colorazione chiara e leggermente dorata sulla testa, mentre nelle femmine i colori sono sensibilmente più scuri. Le zampe sono ricoperte di piume, gli occhi sono grandi e direzionati frontalmente, denotando una vista acuta. Il possente becco ha la caratteristica forma ricurva verso il basso. Gli esemplari giovani mostrano una colorazione simile agli adulti, ma con una minore presenza di sfumature, delle macchie bianche evidenti sotto le ali e la base della coda mostra anch’essa una colorazione bianca. L’habitat preferito dall’Aquila reale è costituito dai pascoli d’alta quota e dagli ambienti piuttosto rocciosi dove trova rifugio; si tratta di luoghi impervi, ancora relativamente selvaggi e lontani dalla presenza umana. Dai suoi rifugi abituali l’Aquila reale si sposta sulle lunghe distanze in cerca di cibo, che cattura generalmente a terra. Le sue prede sono rappresentate da piccoli animali d’allevamento, volpi, conigli, lepri e pernici, ma spesso non disdegna le carogne e la sua tecnica di caccia consiste nel volare alto ed osservare il territorio sottostante, quasi immobile; appena viene avvistata una preda si getta in picchiata su di essa e l’afferra con i suoi potenti artigli, anche se il semplice impatto riesce a tramortire la maggior parte degli animali di cui si ciba. Il periodo degli accoppiamenti è tra gennaio e febbraio, durante il quale, in seguito ad uno spettacolare corteggiamento costituito da picchiate, avvitamenti e leggeri tocchi del partner, la coppia sceglie il luogo più idoneo per nidificare. La scelta della zona di nidificazione è essenziale per la buona riuscita della riproduzione e una volta costruito il nido la femmina vi si trattiene, mentre il maschio delimita il territorio e lo controlla con evoluzioni circolari e richiami udibili a distanza. I nidi hanno grandi dimensioni e vengono costruiti nelle cavità rocciose o su gradini, preferibilmente situati su strapiombi rocciosi e dominanti la gran parte del territorio sottostante. La deposizione si verifica tra la fine di marzo e la fine di aprile, con la produzione di uno o due uova di cui si occupa essenzialmente la femmina, mentre il maschio in questa fase ha il compito del controllo del territorio e della ricerca di cibo. L’incubazione ha una durata media di 45 giorni circa, al seguito dei quali nascono i piccoli che permarranno nel nido per quasi tre mesi. Spesso, se la quantità di cibo non è sufficiente per entrambi i piccoli, uno di essi (generalmente il primo che nasce) uccide l’altro guadagnandosi in questo modo tutte le attenzioni dei genitori. I piccoli aquilotti appena nati sono ricoperti da una lanugine bianca che è destinata ad essere sostituita, dopo una ventina di giorni, da un piumaggio più folto e dalle prime e vere piume che cominciano a spuntare. Durante la prima permanenza nel nido, il piccolo viene nutrito dai genitori con prede in parte spolpate, ma con l’avanzare del tempo le visite degli adulti si fanno più sporadiche e le prede sono spesso intere. Il piccolo impara in questo modo a spolpare gli animaletti che i suoi genitori catturano e trascorre gran parte del tempo ad esercitare i muscoli delle ali ed a prepararsi al primo volo. Alla fine dell’estate il giovane aquilotto è pronto ad affrontare il mondo circostante, spronato anche dai genitori che si dimostrano sempre più intolleranti alla sua presenza. Se sarà abbastanza forte da superare il periodo impegnativo e difficile che lo attende, potrà avere un suo territorio di caccia lontano dai genitori e dare vita a nuova prole, anche se le probabilità di sopravivenza sono piuttosto basse ed i pericoli a cui andrà incontro lo metteranno a dura prova. Purtroppo la bassa percentuale di sopravivenza nei primi anni di vita è una caratteristica delle specie che stanno all’apice della catena alimentare e la natura regola in questo modo il numero di individui presenti. Oltre a tutto ciò si deve aggiungere la scarsità di ambienti selvaggi e di prede che accentuano i pericoli per la sopravvivenza dei grandi predatori.
(Fotografia: Dott. Marcello Cannas)